CHE COS’È UN ITINERARIO FORMATIVO?

Quando abbiamo più di un incontro formativo nasce l’itinerario. Quattro sono le basi fondanti per far sì che sia davvero formativo ed efficace.

L’ITINERARIO, IL PERCORSO DEI NOSTRI INCONTRI FORMATIVI

Un’esperienza di formazione, mi ha permesso di approfondire l’identità dell’itinerario formativo. È stata un’esperienza arricchente, perché riflettendo ho trovato quattro punti

Le 4 dimensioni dell’intenirario

Di sicuro l’itinerario è un percorso, ma con qualcosa di più. Percorrere è correre attraverso uno strumento e anche scorrere qualcosa per tutta la sua lunghezza. L’itinerario è un viaggio, ma nella sua radice ha il passato participio di ire, andare. Significa che il viaggio è stato già fatto, o meglio che chi propone il viaggio sa dove vuole andare. C’è un’intenzionalità e una finalità formativa.

Poi, bisogna esplicitare dove si vuole andare. Si chiamano obiettivi formativi. Scrivere un obiettivo non è immediato: bisogna rendere concreto e misurabile quello che facciamo. Noi abbiamo il metodo V.I.V.O. lo trovi dentro il nostro kit Projectus.  In ogni caso, gli obiettivi sono il nostro patto di serietà con i ragazzi: noi non proponiamo temi, noi vogliamo puntare in alto con loro.

E finalmente tocca agli incontri formativi. Possiamo prendere sussidi, seguire tracce, scaricare materiali: ora abbiamo gli obiettivi per orientarci e scegliere. Possiamo anche cambiarli in itinere, perché quello che conta è la meta, non la tappe. E ricordatevi la fantasia: aggiungete uscite, pizzate, momenti di fraternità, gemellaggi, impegni di solidarietà…

Programmati gli incontri passiamo al vero lavoro formativo: l’accompagnamento. Accompagnare i ragazzi tra un incontro e l’altro è la vera svolta formativa. Gli incontri sono necessari perché permettono di avere del materiale su cui lavorare, sono una scusa. Ora dobbiamo ritagliare del tempo con ogni ragazzo tra un incontro e l’altro, perché il percorso sia efficace.

In realtà l’accompagnamento  inizia prima degli incontri e continua dopo gli stessi. All’inzio ci chiede di fare l’analisi dei bisogni: chi sono i nostri ragazzi? Quali criticità abbiamo ? Quali risorse possiamo utilizzare?
Alla fine invece ci chiede di verificare il percorso. Per farlo, però, dobbiamo decidere prima quali sono i criteri degli obiettivi: in base a che cosa ci ritirremo soddisfatti alla fine del nostro impegno?

C’è poi uno sfondo a tutto questo schema, una sorta di appoggio. È il sogno dell’itinerario. Questo sogno è dato dalla somma dei sogni di ogni animatore, educatore, adulto che accompagna i ragazzi, ma nello stesso tempo è di più. Perché è il sogno condiviso. È il fuoco che ci scalda quando le cose non vanno, il carburante per ripartire dopo un insuccesso, il punto di stimolo per migliorarci continuamente.

Quindi, per fare un itinerario formativo servono 4 elementi che in ordine di logica dovrebbero essere: partire dal sogno, scrivere degli obiettivi, costruire degli incontri, sostenere con l’accompagnamento.

Concretamente

Da quanto detto, possiamo iniziare a lavorare con l’equipe.

  1. Troviamoci e dedichiamoci del tempo per noi e il nostro sogno. Un momento iniziale per ricaricarsi, motivarsi e condividere le aspirazioni più profonde. Se il sogno dell’itinerario è la fondamenta del percorso, è assurdo non dedicarci del tempo all’inizio.
  2. Troviamoci e decidiamo gli obiettivi per il nostro gruppo. La prima fase è proprio quello di decidere che cosa vogliamo ottenere alla fine del percorso annuale dai nostri ragazzi. Attenzione! Gli obiettivi devono essere realizzabili ma sfidanti: se sono troppo complessi o troppo lunghi nel tempo non sono obiettivi; se sono troppo facili, non sono obiettivi.
  3. Programmiamo gli incontri. Una volta decisi gli obiettivi, abbiamo la bussola per scegliere i vari momenti dell’anno. Si può impostare molto alternando i tipi di incontri. Dobbiamo toglierci dall’ansia di prestazione: gli incontri sono a servizio dei ragazzi, non l’opposto! Alternare momenti forti con momenti più tranquilli, aiuta anche noi a essere più sereni. Poi sai che per noi il tempo del gioco riaggiusta l’umano, quindi non è mai tempo perso.
  4. Programmiamo gli accompagnamenti. Scegliete chi segue quali ragazzi. Datevi un piano personale per non far passare troppo tempo senza vedere un ragazzo. Nei tempi informali dell’incontro (inizio, fine, pause) create le condizioni per poi risentirsi tra un incontro e l’altro.
  5. Ritroviamoci periodicamente. Gli incontri degli animatori, educatori, adulti di riferimento, non deve essere la preparazione degli incontri con i ragazzi. Certo un giusto tempo va dedicato anche a questo, ma la maggioranza del tempo va dedicato a parlare di ogni singola storia di ogni ragazzo. Solo così sarà un vero percorso.
  6. Scriviamo tanto. Scrivete su ogni ragazzo, segnate ogni passo in avanti, siate pronti per quando li incontrate a dare le prove di quanto loro siano in gamba.
  7. Verifichiamo alla fine. Obbligatevi anche voi a raccogliere i frutti a fine anno. Solo così si capisce come migliorarsi, come ringraziare, come andare avanti.

Gigi Cotichella

 

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