I DIARI DEL FORMATORE

Dell’efficacia di tenere un diario e degli effetti benefici che ha, ne hanno scritto parecchi. Qui proviamo a vedere come può aiutare un formatore a crescere continuamente.

Quello scrivere autobiografico altamente formativo

Perché tenere un diario fa bene

Ancora oggi tenere un diario, ma in generale tutta la scrittura autobiografica, è un autentico strumento formativo. Per questo ne parlano anche i moderni big come Luca Mazzucchelli e Filippo Ongaro. Dei tanti e diversi benefici ne riporto tre che servono poi allo scopo di questo articolo. Li ho tratti da un articolo di Armando Elle.

  1. Riduce lo stress e tende ad aumentare la felicità. Alla base c’è il concetto di rielaborazione dei vissuti. Scrivendo affrontiamo anche tutto quello che di solito tendiamo a mettere da parte, primo fra tutto i vissuti negativi: tristezza, paura, rabbia. Magari parliamo degli eventi scatenanti, ma tendiamo a non andare in profondità. Scrivere successivamente all’evento permette di guardarci in un modo nuovo, di capire meglio perché siamo dove siamo… e si sa, il navigatore per indicare la via ha bisogno di una destinazione, ma anche di un punto di partenza.
  2. Migliora l’apprendimento. Il principio di rielaborazione aiuta non solo la sfera emotiva, ma anche quella conoscitiva. Si tratta di consolidare ogni tipo di sapere (sapere, saper fare e sapere essere), lavorando quindi su conoscenze, competenze e valori.
  3. Migliora l’autostima e la forza di volontà. Il principio sano delle abitudini, analizzato magistralmente da Luca Mazzucchelli nel suo libro Fattore 1%, ci mostra come la forza di un diario sia proprio nel “tenerlo”, nel senso di redigerlo ogni giorno.

Quindi, un diario aiuta a crescre nella gestione delle emozioni, nell’approfondimento delle conoscenze, nel rafforzamento della volontà. E il formatore? Il formatore è e rimane un essere umano. Chi aiuta gli altri è spesso un medico ferito, anche se sappiamo che l’esempio rimane la prima forma per comunicare qualcosa (o almeno per non negarla!), dobbiamo fare i conti con un’umanità che sbaglia, che è limitata. Per questo qualunque cosa che ci aiuta veramente, aiuta anche i nostri formandi.

Tuttavia, c’è di più. Possiamo mettere qualche tecnica, qualche spinta, affinché il diario, diventi davvero uno strumento di crescita per la nostra passione formativa. Assomiglierà di più a un diario di bordo, ma con alcune accortezze che faranno in modo di mantenere la scrittura autobiografica al centro. Come scrive Armando Elle, infatti, un diario non deve riportare i fatti, ma i vissuti, se riporta i fatti lo fa solo per introdurre un vissuto. Vediamo allora come si può fare.

Tre passi per un diario del formatore.

Se tutti dicono che è bene iniziare e perseverare anche con poco, ti do ora tre tecniche graduali immaginando che tu sia agli inizi. Come al solito di ogni tecnica, valuta tutto e prendi il bello e l’utile.

  1. I TRE GRAZIE. È un modo classico di iniziare un diario: a fine di ogni giornata bisogna scrivere tre cose belle per cui ringraziare. Uno studio di Martin Seligman ne ha dimostrato l’efficacia, ne parla anche Tony Crabbe e Francesco Lorenzi nei loro libri di crescita persoanle e meditazione. Semplice come metodo, ma gli effetti arrivano solo con la costanza.
    Per un formatore dobbiamo alzare il tiro. O meglio, allargare il campo: ogni giorno devo scrivere sempre tre punti, ma oltre le cose belle valgono anche una cosa nuova che ho imparato, (frasi di libri o articoli letti, conversazioni edificanti, video interessanti, ecc.) e anche  . Infatti ogni giorno devo scr
  2. IDENTIKIT FORMATIVO. Alzando il livello possiamo rielaborare i nostri vissuti formativi attraverso i nostri formandi. Ogni sera un nome di un formando e la nostra reazione di fronte a lui o a lei. Su alcuni scriveremo valanghe di pagine e su altri saremo bloccati e perplessi. Questo ci aiuterà a relazionarci in modo diverso con loro. È la tecnica del doppio registro di Alessandro D’Avenia, di cui parlo nel Manuale dell’imperfetto incontro formativo. Qui però vorrei parlare dell’utilità immediata. Scrivere delle nostre relazioni formative, cambia le relazioni formative, ma cambia anche noi. Soffermarsi sul perché riusciamo a dire solo poche cose di quelle persona, analizzare le prime sensazioni a pelle, ci aiuta a capire chi siamo noi, che cosa valutiamo, che vissuti interiori ci portiamo dietro. Insomma un bel modo per andare in profondità e per avere già un percorso avviato di restituzione finale, non male no?
  3. DOPPIO INCHIOSTRO. Se come dice Armando Elle, “tenere un diario è un processo additivo, come la vita: tutto ciò che è nuovo non cancella né riscrive il passato ma si aggiunge ad esso completandolo”, allora più che pensare di scrivere il diario perfetto è bene rileggere quanto abbiamo scritto dopo un po’ di tempo e provare a “correggere”, non il testo del diario, ma la nostra vita. A inzio mese, rileggi i diari quotidiani di due mesi precedenti. Con una penna di un altro colore, appunta i nuovi vissuti, le idee che ti vengono per migliorarti, ciò di cui hai bisogno per affrontare alcune dinamiche o alcune tematiche. In questo modo il diario sarà davvero uno strumento formativo consapevole e tarato sulla tua identità di formatore.

Parti da questi passi e se ti va, come al solito, scrivimi che cosa ne pensi. L’importante è iniziare e perseverare, scegliendo il contesto e il setting più adatto a te. Immagina il Diario come un caro amico, il compagno di giochi pazzeschi, l’amante perfetto. Pensa che hai con lui un appuntamento. Ci saranno giorni che non avrai tanta voglia, soprattutto all’inizio, ma se lo immagini così è più facile. E quando passato un po’ di tempo comincerai a vedere la positività del cambiamento, naturale e costruito da te come protagonista, allora sarà molto più facile essere sempre presenti ad ogni appuntamento.

Gigi Cotichella