#facciamoiconti: IL TEMPO IN AZIENDA (1)

È uno dei temi più sentiti nel mondo lavorativo. In fondo tutto è questione di tempo: il tempo di produzione, il tempo di spedizione, il costo del tempo.                                                                                                                                                                                    Il tempo costa. Su questo non c’è dubbio, ma dovremmo ricordarci che costa perché ha un valore.

UNA QUESTIONE DI GESTAZIONE

In tutti i corsi di formazione noi parliamo sempre di “gestione del tempo”. E di per sé non è sbagliato, perché piuttosto che sprecarlo è meglio gestirlo. Tuttavia dietro questa gestione è nata quell’idea (malsana) che il tempo vada sempre e solo ridotto, tagliato. Ma questo conduce all’impoverimento del tempo stesso.

Forse dovremmo recuperare un altro senso più profondo che in qualche modo ri-dia al tempo la giusta collocazione. Forse più che di “gestione” dovremmo parlare di “gestazione”.

Con gestazione del tempo intendo sottolineare l’obbligo della cura del tempo e anche la necessità dello “spreco del tempo”, o meglio del suo impegno nell’ambito della gratuità, della bellezza. Condivido con il prof. Bruni l’idea che l’economia per sostenersi abbia sempre bisogno di “virtù non economiche”, la motivazione è che l’economia e il lavoro è portato avanti da persone e l’umano è sempre un di più. Per questo gli investimenti in bellezza dei e nei luoghi di lavoro e quelli nel potenziamento delle relazioni tra colleghi hanno sempre un ritorno economico. Anche la ricerca e sviluppo ha una parte di necessaria gratuità, di “tempo sprecato” per poter essere produttiva.

Gli esempi non mancano. Da Olivetti a Google, proprio il mondo del lavoro ci dice che gratuità e bellezza incidono su di esso. Da qui l’idea che il tempo sia gravido di qualcosa di ancora più forte della semplice produttività. Per questo è meglio la “gestazione” più della gestione: che cosa porta questo tempo? Come lo devo vivere perché mi porti a questo?

GESTAZIONE CONTRO GESTIONE?

La gestazione non elimina la gestione. Anzi. Ne orienta e ne potenzia il senso. È chiaro che le nostre relazioni lavorative sono legate al successo dell’impresa: se l’azienda non produce, non guadagna, semplicemente si chiude il rapporto. Ma limitarsi a questo cancellando il “di più” dell’umano non aiuta a produrre di più.

CHE COSA FARE?

Ognuno di noi può e deve cominciare a rendere più fecondo il proprio tempo.

Se sono un imprenditore posso decidere sui tempi di formazione e di relazione. Posso contribuire alla bellezza del luogo di lavoro, posso decidere che politiche attuare sulle pause. Posso davvero fare tanto anche con costi minimi o che comunque si ripagano in poco tempo.

Anche se sono dipendente posso fare molto. Dai saluti a una certa condotta di fronte ai pettegolezzi, dalla gestione della mia postazione di lavoro a come decido di lasciare i luoghi comuni, tutto fa la differenza.

Ma qui arriva la critica: «Perché lo fai?» «Chi te lo fa fare?» «In fondo mica ti pagano di più per questo».

In quei momenti essere passati da “gestione” a “gestazione” fa la differenza. Nessuna madre incinta sana di mente si sognerebbe di smettere di prendersi cura della sua creatura: quello spontaneo “far bene” alla sua creatura la rende ancora più se stessa.

Così è al lavoro. Prendermi cura del mio tempo lavorativo, e in base al mio ruolo occuparmene anche in modo controcorrente, serve principalmente a me. Aumenta la mia dignità. Forse non tutti capiranno e non subito. Ma questo non toglie nulla al farlo per me. Con un meraviglioso effetto collaterale: io mi prendo cura del tempo per il mio bene e questo porta positività a tutte le mie relazioni.

Gigi Cotichella

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