“Smettila di giocare, sei cresciuto”, “Mica è un gioco!”. Quante volte ci siamo sentiti ripetere queste frasi. Ma sarà davvero così? Oppure esiste un aspetto educativo del gioco che vale ad ogni età? Scopriamolo insieme
Giochi, giocattoli, giocare, mettersi in gioco… ma è davvero così importante?
Agoformazione da anni si sperimenta sul fronte learning by playing, oggi grazie ad ANSPI e al MINISTERO DEL GOVERNO E DELLE POLITICHE SOCIALI stiamo indagando se il gioco davvero libera tutti e che cosa c’è in gioco quando si gioca.
L’idea comune
Se ci fai caso, nel parlare comune il gioco non è ben visto, è sempre qualcosa di sospetto o di non adeguato. Relegato solo ai momenti poco importanti appunto in cui si può giocare e non pensare alle cose serie.
Di fatto, sono 5 i luoghi comuni sul gioco e tutti ovviamente in negativo:
- Il gioco è una perdita di tempo: questa è la cosa più ovvia, se giochi non fai altro, non fai le cose che contano.
- Il gioco è una vita irreale: non è importante perché vai in un’altra dimensione, di fatto è un altro mondo. Quindi appunto, è una vita irreale.
- Il gioco è tempo informale: non è un momento serio, non giochi con le persone che contano, giochi solo tra amici.
- Il gioco diverte quindi ti distrae: ti distoglie da quello che dovresti fare.
- Il gioco è da bambini: cioè da bambini va bene giocare ma da più grandi no.
Una diversa chiave di lettura
Magari questi luoghi comuni ti hanno dato fastidio… ma se al posto di contrastarli, provassimo una volta a dire “Sì, è vero!”, che cosa succede?
Forse scopriamo qualcosa del gioco che avevamo sottovalutato. Allora ripartiamo.
Ripartire dalla gratuità
Che il gioco sia una perdita di tempo, è una verità fondamentale ed è proprio per questo che il gioco educa alla gratuità. Perché quando si gioca, proprio perché è una perdita di tempo, si dice all’altra persona che “tu sei così importante per me che io ti regalo il mio tempo senza nessun contraccambio”. Ed è proprio per questo che un bambino vuole sempre giocare con i suoi genitori, perché si sente amato. Richiede una presenza giocare insieme ed è per questo che è così faticoso. È totalmente gratuito ed è una delle più alte forme di amore.
Riscoprire il linguaggio simbolico
È una vita irreale, è vero, perché il gioco è proprio andare in un altro mondo dove puoi sperimentare tante altre cose, per questo, è così altamente forte nell’apprendimento. Ma proprio perché è una vita irreale il gioco educa alla simbolicità. Noi purtroppo in italiano quando diciamo simbolico intendiamo una cosa da poco… una cifra simbolica è roba da poco… ma in realtà la simbolicità è tutto nella vita. Noi regaliamo dei fiori e non altri, noi ci ricordiamo di certi giorni, noi dobbiamo dire certe parole… proprio perché c’è una simbolicità.
La serietà dell’informalità
È un tempo informale in cui si rompono gli schemi ma proprio per questo il gioco educa alla forma di base ed educa al fatto che c’è un tempo per tutto. C’è un tempo del gioco e fine gioco. Per capire che un bel gioco dura poco… devo giocare e giocare per bene.
Cercare un altro vertice
È divertente quindi distrae. Forse qui dobbiamo correggere qualcosa. Divertente, altra parola sospetta dei nostri tempi, in realtà, ha esattamente lo stesso significato di divergente che è una parola invece utilizzata in senso positivo; il cosiddetto pensiero divergente, il pensiero laterale che mi fa trovare le idee, le strade che il pensiero convergente, quello logico, analitico non mi fa trovare. Divergente come divertente, significa trovare un altro vertice mentre la distrazione è essere attratti da un altro vertice. Quindi la differenza fondamentale è che nel divertimento e nella divergenza sono io che decido di cambiare mentre se c’è la distrazione è qualcosa di esterno che mi porta via. Per questo essendo divertente più che distrarre, il gioco educa alla serietà. Hai mai visto quanta attenzione mette un bambino quando gioca? Si, lo so ora ti vengono in mente mille situazioni in cui il gioco è negativo, il gioco d’azzardo, il gioco finito male, il prendersi gioco del bullismo… forse dovremmo smettere di chiamare gioco quello che gioco non è. Quelli che ti ho nominato non è giocare, perché in ciascun caso ha perso delle caratteristiche del giocare stesso. È un’altra cosa.
Un gioco da adulti
Infine, il giocare è da bambini. Precisiamo subito che i primi giochi da tavolo nati 3000-4000 anni fa sono in realtà giochi di adulti per adulti. Ma in realtà è vero, si gioca da bambini perché attraverso il gioco noi impariamo a vivere e impariamo ad imparare. Da piccoli, piccoli, attraverso le attività ludico-esplorative scopriamo tutte una serie di cose: scopriamo com’è il mondo! Perciò giocando noi impariamo a vivere e impariamo anche a imparare. Per questo Il gioco è educazione all’adultità. Tu lo vedi subito chi da bambino non ha giocato bene. E per lo stesso motivo, ogni volta che il gioco rientra nell’apprendimento, io apprendo meglio. Anche da adulti, da qui capisci il successo nel mondo del lavoro, di parole come gamification, serious game…
Proprio quest’ultimo punto ci dice qualcosa di forte su tutti e cinque i luoghi comuni. Qualcosa che diventa un pilastro per ogni animatore, educatore, insegnante, catechista, ogni persona che lavora con le relazioni.
Il gioco riaggiusta l’umano
Ogni volta che giochi e fai giocare, tu migliori le persone. E più un gruppo fa fatica a giocare insieme, più dovrebbe giocare insieme. Perché il gioco anima, educa e forma di per sé. Se è vero gioco lo fa.
Giocare è quanto di meglio ci sia per favorire l’inclusione, creare coesione e comunità, educare al Bene Comune e al servizio per gli altri, favorire le relazioni ed evitare tanti malesseri del nostro tempo.
Provare per credere
Credimi… e se non credi a me, credi ai risultati di questo progetto perché siamo in tanti a credere che il GIOCO LIBERA TUTTI, ma proprio tutti. Ma se ci sei anche tu con noi… il gioco sarà ancora più bello e grande. Lasciati contagiare, corri a giocare!
Gigi Cotichella
Foto di Vitolda Klein su Unsplash