Continua il percorso di consapevolezza sull’uso della nostra voce. Maria Sessa, attrice e formatrice, ci accompagna nella seconda puntata del suo “Voce del Verbo”, per iniziare a scendere in profondità nella conoscenza del nostro strumento.
Voce del verbo RICORDARE
Facciamo un piccolo recap.
Nello scorso articolo abbiamo iniziato a porre la nostra attenzione su piccoli gesti, quali respirare e sbadigliare, e su piccole abitudini da coltivare, quali non correre e battere le finali, se vogliamo migliorare il nostro modo di parlare.
Spero tu sia riuscito a notare dei cambiamenti, esercitandoti anche solo pochi minuti al giorno!
Ricorda! Sentirsi “scomodi” all’inizio o un po’ strani è del tutto normale!
Stiamo cercando di far compiere nuovi percorsi al nostro corpo e al nostro cervello. Non necessariamente perché le strade vecchie fossero sbagliate, ma per aggiungere scelte e possibilità.
Mi piace immaginare che la nostra voce sia come la tavolozza di un pittore: piena di colori.
I primi quattro consigli del precedente articolo possiamo considerarli come i colori primari, ora è arrivato il momento di arricchire la nostra tavolozza di sfumature, colori nuovi e mix.
Voci dei verbi AUMENTARE e DIMINUIRE
Come avrai già intuito, il primo colore che andiamo ad analizzare è il volume.
Il volume è la quantità di suono che produciamo e si muove in una scala da piano (volume basso) a forte (volume alto). Per modificare la quantità di volume occorre modificare la quantità di aria impiegata, per un volume forte serve più aria.
Un esercizio semplice per testare subito i cambi di volume è provare a dire “Ehi” tre volte a tre persone diverse: la prima dobbiamo immaginare sia vicinissima a noi, quasi naso-naso; la seconda a un paio di metri di distanza e la terza come se stesse dall’altra parte della strada o di una piazza.
Concentrati soprattutto sull’immaginare la persona a cui ti rivolgi e sul lasciare che il tuo corpo e la tua voce percorrano la strada che già conoscono. Quello che ci interessa è osservare cosa avviene in noi, per poterlo riprodurre all’occorrenza.
I cambi di volume, infatti, così come gli altri che vedremo più avanti, ci vengono in aiuto per movimentare il nostro eloquio. In altri casi, invece, sono espressamente richiesti o professionalmente preferibili: basti pensare ad un insegnante che bisbiglia durante una spiegazione o ad un lettore che declama in maniera squillante e battente un testo. Entrambi sono atteggiamenti poco funzionali.
Pensa ora, invece, a come potrebbe cambiare un momento di formazione, ad esempio con un gruppo di adolescenti, se per raccontare il cuore dell’incontro il volume diventasse leggermente più basso così da invitare i ragazzi al silenzio e al raccoglimento.
Voce del verbo ANDARE
Se a questa modifica di volume, nello stesso frangente di incontro, aggiungessimo anche una modifica di ritmo l’enfasi sarebbe ancora maggiore, senza necessariamente dover richiamare l’attenzione.
Il secondo colore quindi è il ritmo.
Prova a ricordare una lezione, una formazione o un convegno a cui hai assistito annoiandoti: molto probabilmente (oltre all’argomento forse proprio non dei tuoi preferiti) chi parlava ha usato sempre lo stesso ritmo, la stessa cadenza, lo stesso tempo tra le parole e le frasi. Questo, musicalmente parlando, risulta molto spesso noioso. Un ritmo accelerato può essere difficile da seguire e non aiuta a focalizzare informazioni importanti, ma se utilizzato per un climax crea un potente effetto di intensità. Un ritmo lento costante, dall’altra parte, rischia di appiattire l’interesse di chi ci ascolta e di ciò che stiamo dicendo, ma rallentare nei punti giusti… crea suspence… e aiuta chi ci sta ascoltando a far proprio il messaggio.
Solo. Usando. Delle. Pause.
Le pause sono una delle parti di un discorso, di una lettura, di una battuta, che più ci fanno paura. Così iniziamo a correre o le sorvoliamo o le riempiamo di “ehm” “mmmh” “diciamooo”. Succede perché ci troviamo a disagio in questo silenzio, che per noi in quel momento sembra lunghissimo.
Se hai seguito il terzo consiglio dello scorso articolo già lo hai sperimentato e, non mi stanco di ripeterlo, è in queste piccole sospensioni che diamo la possibilità a chi ci ascolta di riflettere, di entrare nell’argomento, di lasciarsi coinvolgere-sconvolgere-stupire.
Un esercizio per giocare con il ritmo e le pause è quello di prendere un testo qualunque e divertirti a leggerlo a velocità diverse: prima tutto d’un fiato, quasi come se non ci fossero punti virgole e spazi tra le parole, poi lentamente come se le parole facessero fatica a uscire; infine, provando a mischiare queste due modalità o a mettere una pausa prima di una parola per vedere come questa acquisisce una forza diversa.
Ti sembrerà di leggere testi diversi, con significati molto diversi.
Voce del verbo ALZARE
L’ultimo colore su cui ci soffermeremo oggi lo si trova molto spesso in coppia con il volume: si tratta del tono.
Il tono di voce è estremamente variabile e racchiude tutte le oscillazioni che diamo alla nostra voce, tutte le vocine che possiamo usare e il calore che possiamo aggiungere.
Ognuno di noi ha un tono di voce più abituale (ricordi? Il nostro corpo cerca l’equilibrio e percorre la strada che conosce meglio), ma tutti quanti moduliamo la nostra voce. Tutti i giorni. Tutto il giorno. Spesso senza neanche accorgercene.
Se hai mai letto una favola a un bambino ti sarai trovato nella situazione di dare la voce a diversi personaggi. Beh, quello che hai fatto è stato cambiare il tono della tua voce.
Come per il volume, abbiamo una gamma di toni molto vasta. L’esercizio che ti consiglio per poterli sperimentare, almeno nella zona più bassa e più alta di questa gamma, è quello di imitare Babbo Natale che dice con convinzione “Oh Oh Oh” e un bimbo piccolo che piange “Ueeee Ueeee Ueeee!”. Prova a ripeterli. Con il tono di Babbo Natale sentirai le vibrazioni della tua voce che si spostano nel petto, dentro la gabbia toracica. Con il tono del pianto non sentirai più il petto che vibra, ma sentirai risuonare la zona in mezzo agli occhi o forse anche la fronte.
Voce del verbo VARIARE
“Quindi, Maria, cosa devo fare?”
Prendere in mano la nostra tavolozza da pittore e provare.
Provare a mischiare questi diversi colori che abbiamo visto oggi.
Cerca di leggere un testo e prova a individuare qual è il tuo modo abitudinario di parlare. Com’è il ritmo che usi solitamente? E il volume? Che tono usi?
Poi prova a partire dal tuo modo e poi varia il volume o il ritmo, rallenta mentre fai scendere il tono della voce rendendolo più caldo (avvicinandoti a Babbo Natale, ma senza sprofondare così tanto se non vuoi).
Essere consapevole di come poter modulare la tua voce ti aiuterà ad essere più sicuro nell’esposizione, più efficace nel trasmettere il messaggio, più incisivo su chi ti ascolta. E il modo migliore per diventare consapevole è giocare con la tua voce e osservare cosa ti succede e cosa suscita dentro di te.
Se dovessi avere domande, scrivi ad AGO Formazione, sarò molto felice di poterti aiutare!
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