COOPERARE È MEGLIO CHE COLLABORARE!

Chi ha a che fare con la gestione dei gruppi, sia formali che informali, lo sa, si è sempre alla ricerca di strumenti e metodi che riescano a coinvolgere più persone contemporaneamente. E in un’epoca che richiede sempre maggiore sinergia e collaborazione, trovare strategie efficaci per lo sviluppo delle competenze trasversali è cruciale. Che si tratti di un team di lavoro, di una classe scolastica o di un gruppo oratorio, quelle che vengono definite metodologie attive offrono risposte concrete. 

 Il Cooperative Learning: cos’è e da dove viene 

 Una metodologia che ha conquistato un posto d’onore nell’ambito delle metodologie formative e di gestione dei gruppi è il Cooperative Learning (CL), o Apprendimento Cooperativo. 

Sebbene la tradizione di organizzare momenti di studio e/o lavoro a gruppi in contesti formativi e sociali sia antica e ben radicata – considerata l’esperienza di numerosi pensatori e movimenti educativi – la sua strutturazione ufficiale come modello risale al 1993, grazie agli studiosi Johnson e Holubec. 

La forza di questa metodologia risiede nel suo solido fondamento teorico, che attinge a riferimenti già noti nell’ambito della psicologia e della pedagogia: 

Pedagogia Attiva 

Costruttivismo 

Psicologia Umanistica 

Psicologia Sociale 

 In sintesi, il Cooperative Learning è una strategia che organizza i partecipanti (sia essi studenti, colleghi di lavoro o appartenenti a gruppi informali) in piccoli gruppi che lavorano insieme, cooperando attivamente per il raggiungimento degli obiettivi comuni e la co-costruzione di un risultato significativo. Le parole chiave essenziali, quindi, che vanno tenute sempre a mente per utilizzare bene la metodologia sono: piccoli gruppi, cooperazione, risultato significativo. 

 Cooperazione vs. Collaborazione: la differenza cruciale 

Quando si parla di Apprendimento Cooperativo la prima cosa da chiarire è la differenza con la ‘semplice’ e ben conosciuta collaborazione. 

In contesti psicologici e formativi, un “piccolo gruppo” in CL è un’unità che persegue obiettivi comuni in una condizione di fondamentale interdipendenza positiva. Questa è la parola cruciale, interdipendenza, che definisce la differenza, infatti: 

  • la collaborazione si limita spesso a una ripartizione del lavoro (“io faccio questo, tu fai quello”), limitandosi ad essere una somma delle parti senza una vera integrazione. 
  • la cooperazione, al contrario, richiede il superamento della semplice interazione per stabilire una vera interdipendenza: “io dipendo da te nella misura in cui tu dipendi da me”. 

L’ interdipendenza, a questo punto, si configura come la condizione in cui i membri del gruppo si riconoscono come responsabili l’uno dell’altro, condividendo il carico di lavoro, le responsabilità e crescendo insieme. E la conditio sine qua non, per far sì che funzioni, è che in un gruppo cooperativo tutti devono contribuire mettendo a disposizione le proprie competenze, abilità e conoscenze per il successo collettivo. 

 I pilastri del CL: l’Interdipendenza e la strutturazione 

Questo livello di sinergia è reso possibile grazie a una forte strutturazione iniziale dei compiti e dei ruoli. Questa è l’altra grande differenza abissale rispetto al lavoro collaborativo, dove spesso non c’è né interdipendenza né strutturazione. 

Nel Cooperative Learning non basta lavorare insieme, lo abbiamo accennato, bisogna lavorare bene e con consapevolezza, mettendo in rete le risorse personali e riconoscendosi come parte essenziale di un sistema. Questo meccanismo è facilitato, quindi, dal fatto che fin dall’inizio: 

  1. I ruoli sono molto ben definiti. 
  2. Gli obiettivi di lavoro sono chiari. 

 Il ruolo chiave del facilitatore e conduttore del gruppo 

Chi ha il compito di strutturare il Cooperative Learning? La figura chiave è il Facilitatore, il Conduttore o il Responsabile del Gruppo (sia esso un formatore, un coach, un capogruppo o un docente). Il suo ruolo è fondamentale e si articola in cinque fasi essenziali: 

  1. Assegna il compito: Definisce un compito che sia sfidante, ma raggiungibile e in linea con le persone che ha di fronte. 
  2. Assegna i ruoli: Distribuisce i ruoli operativi (ad esempio, responsabile dei contenuti, del tempo, della comunicazione, ecc.) in base alle diverse abilità dei membri. 
  3. Monitora costantemente: Osserva il lavoro sia per disinnescare possibili comportamenti deresponsabilizzanti, sia per supportare il gruppo laddove ce ne sia bisogno. 
  4. Supporta: Interviene per offrire sostegno, chiarimenti e strategie di risoluzione dei conflitti durante lo svolgimento dell’attività. 
  5. Valuta: Valuta sia il processo in itinere sia il risultato finale, focalizzandosi sia sul singolo contributo sia sul risultato del gruppo. 

 L’Autovalutazione come strumento di crescita 

Infine, il gruppo stesso completa il ciclo con un momento di autovalutazione e revisione. Questo processo riflessivo permette ai membri del gruppo di ripercorrere le tappe del lavoro, analizzare le scelte e gli obiettivi raggiunti (o non raggiunti), migliorando il processo di interazione e l’efficacia futura. 

Il focus della valutazione, in ottica CL, non è mai solo sulle conoscenze acquisite, ma sullo sviluppo delle competenze e sulla capacità di adattare quanto appreso alla vita reale. Questo approccio trasformativo è ciò che rende il Cooperative Learning una delle metodologie attive più efficaci e complete per la gestione dei gruppi in qualsiasi contesto, dal mondo del lavoro a quello dell’oratorio e didattico. 

 Qualche esempio di applicazione 

Il Cooperative Learning può essere applicato con successo in ogni contesto in cui un gruppo deve raggiungere un obiettivo comune. 

 Se sei un formatore: 

Puoi strutturare una sessione di brainstorming assegnando ruoli specifici (es. “raccolta dati”, “sintesi”, “responsabile del tempo”) e un compito sfidante, come l’ideazione di una nuova strategia di marketing. L’interdipendenza si crea perché il successo della strategia finale dipende dal contributo e dalla qualità del lavoro di ogni singolo ruolo. 

 Se sei un animatore o responsabile di un gruppo oratorio/sportivo: 

Prova a proporre la preparazione di un evento, assegnando ruoli come: “coordinatore della logistica”, “responsabile della comunicazione”, “responsabile delle risorse” (anche a coppie), ecc…  

Il successo dell’evento (l’obiettivo comune) dipenderà interamente dalla cooperazione e dalla responsabilità reciproca dei membri. 

 Se sei un docente: 

Assegna la creazione di un progetto complesso (es. una ricerca storica o un esperimento scientifico) dove ogni membro del gruppo gestisce una fase critica e interconnessa del processo, valutando sia il risultato finale (il progetto) che la qualità del processo di cooperazione (l’interdipendenza). 

Il CL trasforma il semplice “fare un lavoro di gruppo” in un’occasione strutturata per sviluppare le competenze sociali e l’intelligenza emotiva del gruppo. 

 

Antonio Di Lisi 

Foto di Antonio Janeski su Unsplash