EDUCARE AL DIGITALE 6: LA BELLEZZA DELLA RICERCA

Usiamo internet per ogni ricerca, perché è più facile. Per assurdo però, ora che abbiamo più possibilità sappiamo ricercare meno efficacemente. ​

RICERCARE IL BELLO: FARLO FUORI PER TROVARE DENTRO.

L’ultima puntata sull’educare al digitale ci porta anche all’ultimo sospetto, padre di una certa paura in noi, da cui però possiamo trarre una sfida e un’opportunità.  Il sospetto è la ragione perenne.  Oggi abbiamo a che fare con persone che credono di avere sempre ragione. Persone di ogni fascia d’età, con cui non si può parlare confrontandosi serenamente.  Spesso addirittura, finendo gli argomenti, ricorriamo agli insulti, diventando, almeno online, degli autentici leoni da tastiera.

La piaga dell’analfabetismo funzionale

Il terrore che nasce è la presenza dell’analfabetismo funzionale, ossia l’incapacità di leggere, di trarre delle conclusioni reali e realistiche da un insieme di dati. L’UNESCO l’ha definito come «la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità». Si tratta quindi di mancanza di pensiero critico, una delle competenze fondamentali per vivere.
L’analfabetismo funzionale coinvolge circa il 28% degli italiani, un numero altissimo. Con dei problemi notevoli, perché pur non potendo affermare che ogni analfabeta funzionale diventi un delinquente, possiamo dire da vari studi fatti, che oltre il 60% dei carcerati ha problemi di analfabetismo funzionale. La percentuale aumenta quando si tratta di minorenni, arrivando a toccare l’85%. Dall’analfabetismo funzionale derivano poi altre moderne piaghe: cyberbullismo, stalking, ghosting, fake news.

Al centro la comunicazione

L’analfabetismo funzionale non fa accedere alla complessità della vita, questo porta a un vicolo cieco dove la frustrazione del limite si ritorce verso gli altri. Non avere un pensiero critico sulla comunicazione, va infatti a toccare le relazioni.
La comunicazione è infatti relazione. Comunicare non deriva infatti, come spesso crediamo, da cum unus, ma da cum munis ovvero avere lo stesso vincolo. Significa che la comunicazione è legarsi insieme per un obiettivo piu grande. Per questo la comunicazione tocca sempre le relazioni. Ce ne accorgiamo nella vita privata. Se noi cambiamo comunicazione le persone hanno dei dubbi sulla relazione; se noi vogliamo migliorare la relazione o peggiorarla cambiamo il tipo di comunicazione.

Nel web ci dimentichiamo la relazione

Spesso non ci rendiamo conto che sul web noi ci permettiamo di dire cose pensando di essere nascosti, quando in realtà siamo in una piazza con gli occhi tutti puntati su di noi. Il web non maschera, semmai ci spoglia, perché ci espone di più. Non a caso poi gli algoritmi ci “conoscono così bene” da proporci reclame adatte ai nostri gusti.
Così nel web, dimenticando la relazione, toppiamo alla grande con la comunicazione. Certe cose che scriviamo, certi commenti che facciamo, non li faremmo mai davanti alla persona, ma sul web sì!

La sfida

Quale dunque la sfida che ci sta dietro? Un’educazione al bello della ricerca. Ricercare è impegnativo, è faticoso, ma ci rende davvero protagonisti del nostro pensiero. Ci rende anche autonomi nei nostri lavori. Educare alla ricerca non è facile ma ci sono alcuni allenamenti che possiamo fare a casa, a scuola, a lavoro e anche negli oratori e nei centri giovanili.

  1. Leggere, far vedere che leggi, far leggere. Dall’avere una bella biblioteca in casa, a mostrarci con un libro in mano, ad educare a leggere fin da piccoli, anche con il rito della favola la sera, tutto questo aiuta
  2. Aumentare le simulazioni. In ogni apprendimento, scolastico e lavorativo, la simulazione combatte l’analfabetismo funzionale perché mette continuamente le persone davanti alla realtà dei fatti.
  3. Creare momenti di ricerca insieme. La condivisione aiuta tantissimo a combattere l’analfabetismo funzionale, perché la relazione riporta la comunicazione alla presenza e quindi alla verifica continua.
  4. Shopping comparato. Ogni volta che c’è da fare un acquisto, cercate lo stesso oggetto in diversi siti e in diverse forme. Comparate i dati, le caratteristiche. Questo non combatterà solo l’analfabetismo funzionale, vi farà anche evitare decisioni affrettate o autentiche truffe!
  5. Letture (o visioni) comparate. Leggere almeno due giornali o vedere due telegiornali con diversi opinioni editoriali e far vedere come presentano la stessa notizia è la base del pensiero critico.
  6. Giocare… a certi giochi. I giochi da tavoli, i giochi enigmistici, gli scacchi, sviluppano il pensiero critico e la riflessione e quindi sono degli ottimi vaccini contro l’analfabetismo funzionale.

Il pensiero critico aiuta

Tutto il lavoro proposto fa capire che ogni argomento può essere visto da diversi punti di vista, e non sempre i due punti di vista sono per forza opposti o contrari. A volte dipende dal punto di vista, a volte dipende dal fatto che a tutti e due magari sfugge una visione di insieme.
Così facendo invito le persone ad accendere il cervello prima di scrivere oltre che di parlare.
Quest’azione è aiutata dal pensiero critico. Ma quest’azione è proprio la ricerca, che mi educa a pensare prima di parlare, di dire un’opinione.

Un grande alleato: il Manifesto della Comunicazione Non Ostile

Tutto questo lavoro di educazione alla ricerca lavorando può aiutare davvero i ragazzi a crescere e a combattere l’analfabetismo funzionale. Dobbiamo convincerci che prima iniziamo a farlo e prima avremo un web più pulito e più puro.
Un aiuto può venirci da Parole O_Stili e dal suo Manifesto. Dieci punti e tanto materiale, per combattere l’analfabetismo funzionale e per avere una piazza virtuale, in realtà realissima, in cui stare tutti meglio.

Gigi Cotichella

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