IL TEMPO DEL MC DRIVE

Viviamo in un epoca di ladri di tempo. Serve tempo per tutto e tutto ruba tempo. L’educazione e la formazione hanno un tempo lento, il tempo della crescita e dell’apprendimento, che va controtendenza rispetto a ciò che la società impone. 

Ladri di tempo?

“Non ho tempo!”.

Sembra uno slogan di ultima generazione, ma è la triste verità di noi adulti. 

È un assunto che scopriamo sempre di più diventando “grandi”. E quando dobbiamo scegliere un corso e una formazione oltre al prezzo stiamo attenti che non sia una perdita di tempo. A me capita anche con i libri, spesso nell’acquistarne uno nuovo sbircio tra le pagine sperando che dentro sia contenuto anche un pò di tempo per leggero oltre al buon profumo della carta nuova.

Il virus degli adulti

E’ un leitmotiv che ripetiamo ormai da anni. La vita si è allungata nelle case di riposo e noi non abbiamo più tempo. Il contratto di lavoro vieta di fare orari prolungati e non abbiamo più tempo. Sono in aumento costante le aperture e le iscrizioni di palestre e di campi di padel e noi non abbiamo più tempo. Aspettiamo per ore l’inizio di un concerto o il fischio di inizio di una partita,  se però quello davanti a noi in cassa tira fuori dal suo carrello le cose troppo lentamente iniziamo ad imprecare contro l’organizzazione dei magazzini generali, lo stato, Dio…

Formazioni usa e getta

Anche nelle attività formative, in quello che dovrebbe essere un tempo per noi, un tempo di crescita, la tendenza a ridurre al minimo il tempo è ormai un abitudine. Spesso prima del preventivo viene chiesto “quanto dura?”. L’ideale ovviamente è sempre più lo spazio di tempo che intercorre tra la prenotazione al mc drive e l’arrivo delle patatine calde al 3° sportello dopo il pagamento. Amazon ci ha insegnato che se riusciamo a fare l’ordine entro le prossime tre ore e undici minuti domani ci verrà recapitato dentro un pacco a casa nostra anche il Santo Gral.

Le formazioni devono essere sempre più veloci. Tutto ciò che è veloce è ormai sinonimo di efficace, di vincente. Il massimo della formazione ormai sono i video short (12 sec) in cui ti spiego i massimi sistemi esistenziali con il fascino della banalità assoluta della fiera dello scontato. Senza voler puntare il dito da anziano risentito che pensa che una volta si stava meglio, mi chiedo come sia successo che “il massimo di vibrazione fonica per il minimo di contenuto” sia divenuto la colonna sonora di molte proposte che si visualizzano e che ci tengono incollati ai social.

Il bisogno controtendenza delle nuove generazioni

Eppure le nuove generazioni ci richiedono solo più tempo. Noi stessi ne sentiamo il bisogno. Percepiamo infatti che la cura più efficace e profonda passa dal tempo dedicato e speso accanto. Gli adolescenti hanno un bisogno altissimo di sentirsi visti, custoditi dentro uno sguardo capace di attraversare l’apparenza, anche quella creata dal rifiuto apatico della realtà e degli adulti, di non essere giudicati e tornare ad essere considerati protagonisti non tanto di un futuro lontano quanto di un presente vicino.

Esplorare il linguaggio 

Ormai i linguaggi sono cosi articolati che è come ci trovassimo dentro ad una cultura diversa, non sappiamo riconoscere neppure i segnali, figuriamoci i segni. Ci sono urla mute, come ci sono anche romanzi e prose splendide, ma che rimangono inespresse perché non abbiamo più i linguaggi capaci di interpretare ciò che viene detto. Il razionalismo prevede un’unica forma espressiva possibile: la matematico verbale. Ma tutti coloro che proprio nel verbale-razionale hanno una difficoltà espressiva? Come raccontano questi ragazzi ciò che custodiscono dentro? Come possono entrare in comunicazione con gli abissi del loro profondo? Quali strumenti abbiamo noi adulti per saper leggere questi messaggi chiusi in bottiglie abbandonate nell’oceano? O semplicemente come possiamo fare per dare la possibilità a questi adolescenti di liberare quanto è trattenuto e inespresso? 

Abbiamo ancora tempo?

Quanto tempo ci è rimasto come adulti per stare accanto?

Proprio noi che siamo impegnati nella formazione e nell’educazione, abbiamo bisogno di tempo per tornare ad imparare i linguaggi più nascosti delle nuove generazioni. Dobbiamo sciogliere dal gelo spettacolari fioriture di vita.

Proprio come il miracolo del crescere che richiede tempo. Nove mesi per fare un uomo. Nove mesi per fare il pane, dalla semina fino alla cottura dell’impasto. Mi ha sempre affascinato questo parallelo della natura, che credo nasconda il vero segreto di accompagnare verso un’esistenza piena. 

Allora non ci rimane che imparare a dare tempo prendendoci tempo.

Emanuele Bortolazzi

 

Foto di Jonathan Cooper su Unsplash