LE FINESTRE FORMATIVE (oltre JOHARI)

Forse avete sentito parlare della finestra di Johari, ma le finestre di consapevolezza sono un autentico strumento formativo. Qui le giuste strategie per usarle bene.

UNO STRUMENTO DI CONSAPEVOLEZZA

Che cosa sono le finestre formative o di consapevolezza? A dir la verità ho deciso io di chiamarle così, perché non hanno un nome vero e proprio. La più famosa è la finestra di Johari (dai nomi dei due inventori: Joe Luft e Harry Ingham), che però è legata al suo contenuto, mentre io mi vorrei soffermare sul contenitore, sulla tecnica.

Che cosa sono

Sicuramente le finestre sono uno strumento di consapevolezza sia per chi scrive, le trovi spesso sui libri per indicare delle situazioni con più possibilità di risoluzione, sia per chi legge, che vi scopre una bussola per orientarsi o uno specchio dove capire la propria posizione.

Graficamente sono due piani cartesiani chiusi in un rettangolo, da cui deriva la figura della finestra.
I due assi cartesiani indicano due dimensioni che sono i due elementi che si vogliono analizzare e che sono interconnessi.
Dalla loro interconnessione si creano quattro quadranti (i vetri della finestra) che dicono di fatto quattro situazioni delle due dimensioni: quando sono presenti entrambi, quando sono assenti entrambi, quando c’è una e l’altra è assente e, viceversa, quando c’è l’altra e manca l’una.
Da notare che nelle finestre si “esagera” cioè si dice se una dimensione è presente o assente, non si dice quanto sia presente o meno. Per questo non è una funzione matematica, ma una semplice matrice di combinazioni che ha però l’effetto di interrogare in modo semplice chi la osserva: dove sono io tra queste quattro situazioni?

Nella finestra di Johari, le due dimensioni sono: quello che di me è conosciuto a me e quello che di me  è conosciuto agli  altri. I quattro quadranti saranno perciò: la parte pubblica o arena (conosciuto a me e agli altri), la parte segreta (conosciuta a me, ma non agli altri), la parte cieca (conosciuta agli altri, ma non a me, la parte più importante per crescere, la zona del feedback), la parte incoscia (ciò che è sconosciuto sia a me che agli altri). La finestra è così conclusa e può essere utilizzata in diversi modi, sia a livello personale che a livello di gruppo.

Come si possono usare

Come ho scritto prima, le finestre sono una matrice che combina due dimensioni dando vita a quattro situazioni. Così facendo, diventa una finestra… specchio! È finestra perché permette di vedere dove si trova il gruppo o quello che c’è in gioco quando si mettono insieme due dimensioni magari anche in opposizione. È specchio perché interroga ogni singola persona a trovare la sua posizione nello schema.

Già solo per queste caraatteristiche, le finestre sono un buon strumento di formazione, ma possiamo potenziarlo attraverso qualche piccola attivazione.

  1. Dare un nome ai quadranti. Si parte da due dimensioni che emergono nel gruppo, che sono in opposizione dialettica: sogno e progettazione, ricerca e divulgazione, formale e informale, ecc. A questo punto può essere utile costruire la finestra, trovando insieme al gruppo i nomi dei quadranti. Questo aumenta il processo di consapevolezza e rende più efficace un passaggio successivo sul superamento di eventuali problemi.
  2. Uso dei post-it. Dopo aver costruito una finestra in grande, magari su un cartellone, si può chiedere ai partecipanti di indicare in quali occasioni si trova ciascuno di loro nei diversi quadranti. In questo modo la finestra diventa uno strumento di verifica.
  3. Fare più finestre. A volte non basta una sola finestra per inquadrare una situazione, allora aiuta fare più finestre, toccando diverse dimensioni. In un altro articolo ti faccio un esempio concreto per un gruppo di lavoro.
  4. Trova la giusta dimensione. Quando si fanno più finestre, si può cercare con il gruppo quale sia la dimensione principale su cui lavorare. Dopo aver analizzato le finestre, il gruppo si troverà più in accordo, per decidere da dove partire.
  5. La Time-line dei quadranti. Può essere un ottimo modo di verifica, fare una timeline storica, indicando nei diversi periodi quale quadrante è risultato più presente. In questo modo si possono capire meglio quali interventi fare per migliorare l’andamento del gruppo nel futuro.

In conclusione

Le finestre sono uno strumento ordinante e di consapevolezza, che aiutano le persone a capire una situazione e a trovare nuove soluzioni. A noi formatori sta di utilizzarle per avviare una discussione su un problema oppure per ordinare le lamentele, oppure, ancora, per provare a motivare il gruppo ad alzare il livello, mostrando quello che c’è in gioco.

 

Gigi Cotichella