MA TE LO IMMAGINI SENZA ORATORIO?

L’importanza dell’oratorio oggi è indiscutibile, a patto che si discuta di come lo si viva. Una provocazione e un progetto nuovo per farlo.

PIUTTOSTO… IMMAGINIAMO UN ORATORIO NUOVO!

Non ho problemi a dire che sono cresciuto in oratorio, ma ci sono arrivato più tardi rispetto a quelli della mia generazione. Non andavo all’Estate Ragazzi (o Grest che dir si voglia) e non andavo ai campi. Catechismo e messa sì, perché le radici erano quelle, ma il resto no. Ho scoperto tutto da adolescente, verso i 16 anni. Ho scoperto le relazioni, il divertimento, le feste, il servizio, le sfide, i campi, i gruppi, le comunità. Poi sono diventato animatore… anche se non volevo! Dopo sono entrato in seminario e quando ne sono uscito ho cominciato a lavorare nel sociale in modo un po’ diverso, tanto che l’oratorio è sempre stato una grande parte del mio lavoro.

L’oratorio è in crisi?

Difficile dire questa frase. Un po’ perché fa male, un po’ perché l’argomento è complesso.
Possiamo dire che c’è una crisi diffusa, spazzata via dall’estate che riempie il cuore di speranza, e a volte di illusione, mentre riempie il cortile e gli spazi oratoriani di tanti adolescenti che fanno gli animatori stagionali per poi sparire durante l’anno.

Possiamo dire (e dovremmo dirlo) che non funzionano più certi modi di pensare l’uso di quegli spazi, ma vuoi i costi di riallestimento e vuoi che non riusciamo a pensare altro perché “Si è sempre fatto così!”, non ce la facciamo proprio a rinnovarci.

Dovremmo dire che stranamente gli oratori continuano a funzionare dove ci sono adulti di riferimento, capaci di creare rete di “appassionati educanti” che danno il meglio per ragazzi, adolescenti e giovani.

Sarebbe intelligente smascherare la stanchezza di certi operatori pastorali, il pantano di certe proposte territoriali, rivelando che molte volte il problema rimaniamo noi adulti, soprattutto quando ci lamentiamo che i giovani non ci sono, deprimendoci e dimenticando che l’essere generativo parte dall’adulto che ci crede e non nasce dal giovane che ci applaude.

Ma allora che cosa fare?

Ognuno di noi è chiamato a ripartire. Noi siamo un gruppo di formatori e abbiamo pensato di ripartire da alcune strade fondamentali.

  1. RIPARTIRE DA CHI GUIDA. È davvero un passo fondamentale. Basta iniziare sempre dagli adolescenti, spesso dandogli un peso e una responsabilità che non devono portare. Che gli adolescenti abbiano proposte, spazi, incontri e soprattutto guide formate. Formiamo chi accompagna i gruppi, formiamo i preti e le suore, formiamo quelle famiglie che si buttano. La prima rivoluzione è accettare nella chiesa che la formazione è una costante, che c’è bisogno di aggiornamento sempre e che non è peccato oltre che formarsi spiritualmente formarsi a formare, ad accompagnare, ad accogliere, a sostenere.
  2. UN NUOVO GIOCO. Dobbiamo riscoprire un nuovo modo di vivere il tempo libero: se 30 anni fa bastava uno spazio e un pallone, oggi forse dobbiamo trovare nuove modalità che si basino su nuove modalità aggregative e antiche presenze educative. Una realtà possibile è quella dei giochi da tavolo, che già prima del Covid, era un modo nuovo di ritrovarsi insieme. Ora l’oratorio dovrebbe vivere questa dimensione da oratorio: diversi giochi per tutti i gusti, presenza di “grandi” che abbiano piacere di stare con i ragazzi con la scusa del gioco. È solo un esempio ma la strada è quella.
    E nel gioco mettiamo anche tutta la sfera del divertimento, la capacità di creare spazi accoglienti e davvero gratuiti! La capacità anche di vivere il palco e l’arte. Questo è un tempo in cui i ragazzi fanno faville da soli su questi temi, ma dietro c’è un’ansia da prestazione altissima e un’esclusività unica. C’è il bisogno li accompagna a saper usare al meglio i famosi linguaggi. Che li faccia provare, magari verso progetti per il Bene Comune, facendo toccare loro la fatica dell’impegno, ma tutelandoli dall’ansia di prestazione inadeguata.
  3. FAR SCOPRIRE LE COMPETENZE. L’ultimo passaggio ha agganciato un’altra colonna portante dell’oratorio: far crescere i ragazzi nella vita. Che fosse istruzione o fosse formazione professionale, l’oratorio ha sempre avviato alla vita da adulti. Certo oggi le due strade sono inutili da percorrere, perché lo fanno altri. Ed è qui che c’è la svolta: fare quello che manca! Che cosa manca ai ragazzi, ai giovani oggi? Le competenze, soprattutto quelle trasversali. È la richiesta di scuole, di università, di posti di lavoro. Perché non immaginare allora i servizi, le attività, tutte fatte per far crescere i ragazzi? Molti diranno che è già così. No. Perché non abbiamo tempo e perché non abbiamo le competenze! Si tratta di imparare a impostare il fare già alla luce di un far crescere e non un fare che poi forse, nelle speranze e nelle preghiere, porterà, per chi vorrà, alla crescita.
  4. RISCOPRIRE LA SPIRITUALITÀ. Vorrei dire che è tutt’altro che passata di moda. La richiesta è altissima. L’obiezione è che spesso è spiritualità laica, che non è annuncio del Vangelo… Ma può esserci nell’umano, qualcosa che non sia bello, al di fuori del peccato? Possiamo ancora pensare che tutto ciò che alza l’uomo verso il vero, il bello e il buono, non avvicini forse a Dio? La paura del neo-pelagianesimo, l’eresia per cui pensiamo di salvarci da soli senza l’aiuto di Dio, ci ha fatto buttare via tantissimi aiuti, come se per paura di un pazzo violento, noi buttassimo tutti i cacciaviti. Il moderno coaching e mentoring usa tecniche che attingono a piene mani dalla tradizione dei grandi santi cristiani! Dobbiamo avere il coraggio di riprendere a fare i primi passi, a rifare le stanghette, perché sulla spiritualità spesso siamo ancora prima dell’ABC. Non dobbiamo aver paura delle tecniche, dei metodi, se c’è un vero accompagnamento.

Ancora una provocazione…

Io penso che una cosa che blocchi gli oratori dall’essere generativi sia la sindrome del raccolto immediato. Io credo che sia venuto il momento di accettare che la società è scristianizzata e che oggi tra i ragazzi e i giovani, dopo l’epoca dei credenti non praticanti, incontriamo i praticanti non credenti! Dobbiamo smetterla di pensare che annunciare il vangelo sia ottenere un riscontro. Il Vangelo non ci dice questo. Noi dobbiamo annunciare e poi andare altrove e ad altri, perché questo è lo stile. Mentre dobbiamo sempre aiutare il prossimo.

Ecco allora che forse dovremmo prendere lo stile che portiamo nella Caritas: qualcuno di noi si sognerebbe di chiedere a un mussulmano rifugiato a cui doniamo un pacco, il contraccambio di una presenza a messa costante? Forse dovremmo cominciare a pensare che l’oratorio ha una dimensione caritativa per cui noi facciamo quello di cui hanno bisogno i ragazzi, senza chiedere il tornaconto d’appartenenza immediato.

E i ragazzi non hanno forse bisogno di scoprire la forza di un Dio che li ama? Certo. Ma proprio per questo è un punto di arrivo. Rimane invece un punto di partenza per tutti quelli che propongono qualcosa ai ragazzi stessi. Basterà vivere questo e vivere in mezzo ai ragazzi e saranno i ragazzi a chiederci di più, attuando quello che ci diceva già secoli fa s. Francesco di Sales: “Non parlare di Dio a chi non te lo chiede. Ma vivi in modo tale che, prima o poi, te lo chieda”.

Non si tratta di annacquare l’annuncio, si tratta di vivere la fede prima di tutto tra i giovani adulti e gli adulti che vogliono essere generativi verso gli adolescenti e i giovani. Perché tutte le volte che in nome di dottrine, prassi, abitudini abbiamo scordato di comunicare il nostro incontro con chi ci avrebbe cambiato la vita, tutto crolla.

E quindi? 

Quindi noi di AGOFormazione abbiamo pensato di rilanciare una proposta che lavori proprio su queste quattro dimensioni. Abbiamo iniziato in 4. Di età diverse, di competenze diverse, di storie diverse. Abbiamo deciso di vivere il nostro lavoro per l’oratorio, perché l’oratorio a noi ha dato tanto. Mettiamo in gioco le nostre professionalità e lanciamo non solo un’idea, ma la possibilità di un sostegno concreto. E il bello è che ogni realtà sceglie l’intensità e la dimensione che preferisce.

Si chiama SENONORA, perché…

  • SE NON ORA, quando?
  • SE NON ORA(TORIO), che cosa proponiamo allora?
  • SE NON ORA(NDO), allora come?

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Gigi Cotichella

Foto di Gigi Cotichella